La guerra delle querele

Nel corso di un confronto televisivo su Canale 7 il senatore Claudio Fazzone interviene telefonicamente e annuncia che sta preparando una querela nei confronti del prefetto di Latina Bruno Frattasi, per presunte falsità e per il danneggiamento arrecato a Fondi e ai suoi cittadini dalla commissione d’accesso al comune e dalla richiesta di scioglimento del consiglio comunale per mafia. La mossa è nello stile a cui ci ha purtroppo abituato il senatore fondano, campione del gioco sporco in politica e dello scontro istituzionale a oltranza. L’obiettivo è favorire il trasferimento del prefetto per incompatibilità ambientale e lanciare un segnale intimidatorio a chiunque avesse ancora intenzione di mettersi di traverso agli interessi territoriali ed elettorali del ras. Il prefetto Frattasi riceve immediatamente numerosi attestati di stima e solidarietà, sia da destra che da sinistra, ed è il minimo per questo funzionario serio ed onesto, che nell’Italia del malaffare diventa un esempio per tutti.
Nel frattempo, per i fatti accennati nell’ultimo post, il re delle cliniche private Giampaolo Angelucci querela, oltre al Manifesto, anche Repubblica, a cui chiede 30 milioni di euro per danni; mentre Pino La Rocca, presidente del Mof appena destituito, annuncia di aver “dato immediato incarico ai propri legali di denunciare L’Unità in sede penale e civile”: la querela fa seguito ai due articoli su Mof, camorra e caso Marrazzo (anch’essi riportati nel post precedente).
Su Fondi: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha apposto la sua firma al decreto di (non) scioglimento del consiglio comunale, ma le opposizioni non rinunciano al ricorso al Tar contro un procedimento ministeriale quanto meno anomalo.


L’intervento di chiusura di don Ciotti a Contromafie, in cui si parla anche del caso Fondi

L’ombra di Fondi sul caso Marrazzo

Occorre delineare ipotesi sul ricatto politico subito da Marrazzo negli ultimi mesi e per farlo bisogna andare a guardare gli atti compiuti dal governatore nel periodo risalente all’irruzione e conseguente estorsione dei quattro carabinieri nell’appartamento di via Gradoli. Una pista è quella della sanità privata. La prima a seguirla è stata Sara Menafra sul Manifesto di giovedì 29, dove ricostruisce la rete di interessi di Giampaolo Angelucci, re delle cliniche private nel Lazio alle quali Marrazzo – da commissario alla sanità – aveva deciso di tagliare i finanziamenti, nonché proprietario di testate nazionali come il Riformista e Libero, il primo giornale a cui si tentò di vendere il video. Per quell’articolo Il Manifesto è stato querelato, mentre oggi tutti i quotidiani rilanciano le stesse ipotesi alla luce delle nuove rivelazioni di Carmen Masi sulla trattativa con Angelucci, che prontamente smentisce.
L’altra pista viene fuori sulla pagine dell’Unità di oggi e mette insieme la nomina di un nuovo presidente del Mof proposta da Marrazzo dopo gli arresti di Damasco 2, gli interessi del crimine organizzato sul mercato ortofrutticolo, la possibile latitanza di Iovine, capoclan dei casalesi, nel sud pontino, area di provenienza di Cafasso, il pusher che aveva il compito di “piazzare” il video. Di seguito potete leggere l’editoriale di Concita De Gregorio e i due paginoni di Claudia Fusani.

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