La nuova relazione

frattasiE’ stata consegnata oggi al Ministero dell’Interno la nuova relazione del prefetto di Latina, Bruno Frattasi, dopo la lunga riunione di ieri dello stesso con il Comitato per l’ordine e la sicurezza. In sei ore di consiglio – presente anche il presidente della Provincia e il procuratore Mancini – il prefetto ha con ogni probabilità dovuto far fronte alle pressioni di Cusani, che si è sempre speso nel sostegno a Fazzone e Parisella mentre questi miravano a screditare l’operato del prefetto stesso.
Questo genere di intimidazioni politiche non hanno scalfito minimamente l’integrità e la determinazione di Frattasi, che torna oggi a chiedere lo scioglimento del comune di Fondi, presentando un quadro molto più grave di quello precedente, contenuto nella relazione dello scorso anno. Alla luce delle operazioni della Dia e dei 17 arresti del 6 luglio scorso, ma anche di più diffuse e articolate collusioni emerse nel frattempo, Frattasi avrebbe fatto riferimento a interessi che coinvolgono esponenti del governo nazionale. Secondo le nuove norme in materia, il ministro dell’interno ha adesso a disposizione novanta giorni per valutarne il contenuto e le indicazioni, dopo di che dovrà prendere una decisione. I giornali di oggi parlano anche dell’istituzione di un Comitato permanente di lotta alla mafie, a cui ha aderito anche Il Cantiere Sociale. Qui potete leggere il comunicato (Pdf, 56 KB). Il Comitato ha già indetto una manifestazione per il 25 settembre, alla quale sono invitati tutti i cittadini che hanno a cuore il tema della legalità e della trasparenza.

PS: Gli ultimi strascichi dell’arroganza, della violenza e della volgarità degli amministratori fondani si sono visti nella manifestazione di ieri, di cui abbiamo già scritto. Ma chi non avesse visto coi propri occhi può farsi un idea guardando il video. A nostra eterna vergogna…



Ringraziamo la web tv Tele Video Fondi per averci concesso l’utilizzazione del video. Sul sito inoltre è presente il video dell’intera manifestazione, di cui abbiamo proposto qui solo alcuni estratti.

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2 Commenti a “La nuova relazione”


  • LETTERA APERTA AGLI AMMINISTRATORI DEL COMUNE DI FONDI
    Signori Amministratori del Comune di Fondi,
    mi permetto, dopo averci pensato su approfonditamente, di scriverVi questa missiva dopo aver seguito, con mio profondo rammarico e vergogna, un video della manifestazione di piazza dell’Italia dei Valori, e la Vostra plateale contestazione tesa ad una “difesa di ufficio” più del Vostro operato amministrativo che della gente che vive in questa città. Almeno è questa l’impressione che ne ho ricavato. Tuttavia non è per farVi appunti politici, i quali come ben sappiamo divergono clamorosamente, che voglio interloquire con Voi, bensì per esporVi il punto di vista, altro, di un cittadino fondano, vostro concittadino.
    Credo che nei momenti difficili di un paese sia essenziale confrontarsi sul suo futuro, a prescindere dai punti di vista e dal diverso orientamento ideale e politico. Ne va del futuro dei miei e dei Vostri figli e delle generazioni che verranno. E’ questa la responsabilità che dobbiamo sentirci addosso, almeno credo. Ed è in questa ottica che le vicende di questi mesi mi hanno indignato, offeso, deluso, colpito.
    Vi scrivo, dunque, per esprimerVi un disagio che come cittadino provo in questa situazione, nel tumulto delle vicende che ci coinvolgono, e le parole che avrei voluto sentirVi pronunciare a difesa di questo popolo a cui tutti noi apparteniamo. Lo faccio senza astio, senza secondi fini convinto, anche politicamente, di non aver cavalcato l’onda degli eventi e delle emozioni per trarne un tornaconto di parte.
    Ma vengo al dunque, ovvero, quello che dal mio punto di vista mi auguravo Voi diceste.
    I quotidiani locali e nazionali, negli ultimi 11 mesi, hanno pubblicato una moltitudine di articoli, sulla scia di alcuni più o meno recenti fatti di cronaca avvenuti nella nostra città, al fine di delineare una interpretazione socio-antropologica di Fondi, dei fondani, e come sempre poi accade in questi casi, delle emergenze sociali e culturali che qui si affrontano quotidianamente.
    Questo carteggio è stato per me spunto di riflessione critica sulle diverse forme di (sovra)rappresentazione che quotidianamente, indiscriminatamente, ed in maniera sovente interessata, vengono elaborate in ambito mediatico e di produzione culturale su questa “particolare” città.
    Quelle che seguono sono le mie riflessioni su quanto appreso dai giornali e sulle considerazioni che, a mio avviso, data l’estraneità di molti autori di essi dalla vita del nostro paese ha reso difficile guardare in faccia la “reale realtà” della mia città, Fondi.
    Negli articoli richiamati, si è tentato di far apparire Fondi come una città che si trascina dietro un ceto premoderno, la vecchia plebe che oggi non si saprebbe come definire e che può fare cose orrorose che spesso vengono citate per l’apertura “ad effetto” dei pezzi giornalistici.
    A quel ceto premoderno plebeo io fieramente appartengo, per nascita e appartenenza. E non vivo nei vicoli e nelle abitazioni del Centro Storico, quei vicoli e quelle abitazioni i cui metri quadri oggi valgono oro, e non per causa dei “premoderni” che le abitano da centinaia di anni, no…., ma per volontà e interesse di “postmoderni”, borghesi progressisti, “radical chic”, liberi professionisti, etc., ….artefici a Fondi, con qualche annetto di ritardo (come sempre del resto…) rispetto al resto d’Italia e d’Europa, di quel processo, per me nauseabondo, di gentrification del Centro che si è avviato nel tanto decantato “Rinascimento Fondano” (ah ah ah… perdonatemi, a me viene sempre da ridere quando scrivo o leggo di questo Rinascimento)…
    Io non abito lì, no, io abito nel quartiere una volta detto “il ponticello”, da una presenza di un manufatto antico recentemente annesso alla fogna cittadina, ancora oggi periferia, dove la “vecchia plebe”, adottando la griglia di classificazione giornalistica storico-sociologica di questi mesi, sarebbe allora da considerarsi “ceto preistorico”, antecedente anche a quei premoderni già citati, che nell’immaginario attuale conducono una primitiva animalesca lotta territoriale.
    In questo ceto preistorico, attraverso le sue arcaiche ed obsolete espressioni culturali contadine, operaie e comuniste (una volta era il quartiere più rosso della città), sono cresciuto e mi sono formato; attraverso la sua forza, la sua volontà, la sua abnegazione, nella durezza delle sue idee e nella purezza dei suoi rapporti umani, mi sono fatto uomo e costruito il mio pensiero critico. Per superare i preconcetti, le banalizzazioni, le ingiustizie che accompagnano la mia “cittadinanza periferica” e la mia appartenenza a quei “luoghi” ed a quei “ceti”, ho lottato, da sempre: ho scelto lo studio, e l’ho abbandonato; ho scelto il lavoro nel sociale, e mi ha fatto sopravvivere; ho scelto la politica, e mi ha fatto sognare; ho letto molto, e mi ha fatto capire. Oggi, io, erede/esponente di quei premoderni/preistorici continuo a lottare, e non lo faccio più solo per me, ma anche per gli altri. E non lo faccio attraverso l’appartenenza a qualche “parrocchia”, non l’ho fatto e non lo farò mai, ma muovendomi in piena libertà e contando sulla forza delle mie idee e della mia coerenza. A ormai 50 anni lavoro sodo per tenermi in vita, quella che ho scelto di dividere con una stupenda compagna e due bellissimi bambini, vivo ancora da precario, e a conti fatti sono felice, e sapete perché? Perché oggi questo “plebeo primitivo” lotta per la ricerca di nuove proposte per lo sviluppo socioeconomico della società in cui vive attraverso la cultura; perché oggi lo stesso “plebeo” progetta abitazioni il più possibile ecocompatibili; perché sempre lo stesso “premoderno” promuove e partecipa in progetti di didattica del territorio, embrionali percorsi di ricostruzione dei legami fra comunità e luoghi, fra individui e società, fra cittadini e politica.
    Alla luce di quanto sopra premesso, ora posso dire a Voi quel che penso e Vi direi se fosse possibile un confronto civile: cari amministratori tutti (denigratori ed osannatori), voi state sbagliando, e non poco, sulla Fondi di oggi, e così facendo arrecate gravi danni a me ed a migliaia di altri premoderni/primitivi come me. Elenco brevemente dove e in cosa risiede, secondo il modesto mio parere, l’errata valutazione dei fatti di “casa mia” provocata dalla Vostra chiusura a qualsiasi confronto:
    1) Quando, a seguito di questa ottusa chiusura, fate affermare in modo generico, alla stampa ed agli organi di informazione, che “la violenza e il malaffare sono figli di un clima imbarbarito. Per questo non c’è da meravigliarsi se accadono fatti come quelli di Fondi”, Voi fate unire e semplificare eventi, luoghi, persone, azioni e concetti, nel tentativo di salvare soltanto le Vostre facce e la formula interpretativa che ne emerge all’atto della lettura è drammaticamente pericolosa: barbarie sta a malavita&violenza, come malavita&violenza stanno a Fondi, e poiché Fondi è un luogo, fatto di spazi e di comunità, e non facendo risaltare Voi che i “fatti di Fondi” NON HANNO RIGUARDATO TUTTI I “LUOGHI” E TUTTA LA “COMUNITA’, lascia il lettore, anche a quello “colto e impegnato” nel rischio di semplificare il tutto con l’equivalenza: Fondi = Barbarie!
    2) Sulla scia di questa, per me, errata formula interpretativa/rappresentativa della realtà da Voi indotta e veicolata, si sono mossi tutti i quotidiani locali e non utilizzando genericamente aggettivi e nomi quali “mafia”, “moffaioli”, “Casalesi”. Sono concettualizzazioni/generalizzazioni che dispiace leggere: sembrano più degne delle titolazioni e delle modalità interpretative e comunicative di testate che non vale neanche la pena di nominare. Mi chiedo: non è così che si costruiscono stereotipi, false verità e razzismi? Fondi deve divenire sinonimo di imbroglioni, malaffare, di mafiosi? Ma vi rendete conto che lettura assurda ne può venire fuori del MIO popolo? Saranno forse le tribolazioni economiche che si respirano negli ultimi tempi che forse iniziano ad offuscare un po’ anche le menti….se malauguratamente fosse così, prendeteVi un periodo di riposo, forse è meglio.
    3) Dopo aver etichettato parte dei Fondani come “plebe premoderna” che rappresenterebbe la palla al piede che Fondi si trascina (dovreste però spiegarmi, dall’alto della vostra esperienza, chi è che la “tira e la guida” Fondi in questo momento storico).
    Ora, Vi chiedo: ma non farà peggio alla città, e ancor più a noi “plebei” tutta questa (sovra)rappresentazione della città come luogo (e comunità) di quotidiano, ininterrotto, e sistematico esercizio di violenza e malaffare? Rappresentazione (anch’essa un tantino “orrorosa” non trovate?) che rischia di venire così rafforzando nell’osservatore esterno, anche e soprattutto in quello “colto che legge”, l’idea che quella devianza, quella cattiveria, sia innata, eterna, presente da sempre e per sempre destinata a durare nella vita dei fondani?
    Perché tutti preferiscono parlare di Fondi che affonda? Di Fondi che sanguina? Di Fondi che si violenta? E perché nessuno si sofferma un po’ di più su di un interrogativo che meriterebbe almeno la stessa attenzione di quelli “mortiferi”: come fa Fondi, e i fondani, a resistere, a sopravvivere, a continuamente cadere e risalire? Dov’è il “vero segreto di questa città”? Gli articoli, falsati dai Vostri comportamenti, non lo accennano e non lo fanno trapelare: il degrado che c’è qui non è un degrado totale è un degrado civile e politico che non si intreccia organicamente, anche se ve ne sono tracce, con quello sociale ed economico. Ecco perché non esplodiamo e perché non ci scanniamo definitivamente tutti a vicenda. E’ contro questo connubio che dobbiamo ergere barriere, impedire questa miscela esplosiva che sarebbe, questa volta, mortale per questa città.
    Il perché lo potremmo ricercare nelle parole del più grande intellettuale che questa nazione abbia mai conosciuto, egli si riferiva a Napoli ma noi possiamo trasporle alla nostra realtà: “Fondi è ancora l’ultimo paese plebeo, l’ultimo grande villaggio (e per di più con tradizioni culturali di grande respiro e apertura); questo fatto generale e storico livella fisicamente e intellettualmente le classi sociali. La vitalità è sempre fonte di affetto e ingenuità” (Pier Paolo Pasolini).
    Siamo tutti “plebei” in questa città, siamo tutti “premoderni”, siamo tutti quindi, secondo il parere dei tanti (troppi) che non faccio assolutamente mio, in grado di poter fare cose “orrorose”. Eppure non le facciamo, eppure sopravviviamo, vitali e ingenui, fino al limite dell’autolesionismo, ma sempre e ostinatamente umani. Siamo ancora “comunità”, siamo ancora “legami”, siamo ancora “esseri umani”. Altro che “rinascimento” è di “umanesimo fondano” che si dovrebbe parlare, che si dovrebbe scrivere, filmare, ricercare, formare, educare. Il problema però è che per comprenderlo e descriverlo questo “umanesimo” bisogna “esserci dentro”, vivendo 24 ore su 24 nella città, senza studiarla e interpretarla “a distanze di sicurezza” o “a tempo”, ma essendo parte organica di essa, (e qui mi tornano gli insegnamenti gramsciani sugli intellettuali organici), essendo anche “complici” di qualche sua cattiva condotta, ma mai pronti a puntarle il dito contro, ad accusarla di essere “cattiva madre”, di essere lei ed i suoi figli cattivi la causa unica del male: qui siamo tutti colpevoli, e tutti sempre pronti anche a pagare le proprie colpe o prenderci in carico anche quelle degli altri. “Fondi città-mondo”, una Fondi ed un popolo così mondo e così aperti da essere tolleranti anche contro chi gli fa indirettamente del male, contro “i figli che sbagliano”, e Voi ora state sbagliando.
    Per diffondere “l’umanesimo fondano”, per esportare il modello di resistenza umana fondana, per individuarne gli elementi di similitudine e differenze con gli altri modelli di resistenza “naturalmente” posti in essere dai popoli “cattivi”, “plebei”, “preistorici” della Terra, per teorizzare quel modello e tramutarlo in percorso politico culturale di cambiamento ed emancipazione, c’è bisogno di abbandonare le “riserve protette”: VOI, ORA,SIETE LONTANI DAI FATTI E DALLE PERSONE! Il fondano “recita”, quando sa di dover entrare “dentro” la notizia, quando sa di dover finire sotto i fari della società mediatica (altro che situazionisti!), sa anche di dover “indossare” un folklorico vestito. Fondi va compresa giorno per giorno, ora per ora, secondo per secondo, sennò sfugge e quel che resta è stereotipo, non ricercato, ma comunque manifesto negli articoli che ci hanno cuciti addosso: Fondi non la si può immortalare in una istantanea. E’ questo un danno enorme a cui dovete porre rimedio.
    Ma soprattutto, per produrre e diffondere una immagine realistica di Fondi, finora quasi del tutto, “invisibile”, è necessario abbandonare le logiche tribali che non caratterizzano solo le organizzazioni criminali di questa città, ma anche i “gruppi d’interesse” operanti nel mondo della cultura fondana: “l’amico dell’amico è anche amico mio; il nemico del mio amico è anche mio nemico”. Se hai i “contatti”, le “affiliazioni” giuste, allora hai accesso alle opportunità, ridotte ma pur sempre presenti in città: pubblicare, editare, registrare, esporre, organizzare, promuovere eventi culturali di vario tipo è sempre più vincolato all’appartenenza o meno a “ristrette cerchie di pensatori”, che sono a stretto contatto con “ristrette cerchi di produttori”, che a loro volta sono a stretto contatto con “ristrette cerchie di finanziatori e promotori”, tutti pesantemente “apparentati” con cerchie politiche che una volta, nella preistoria della politica italiana, agivano per facilitare l’accesso, la diffusione e la produzione di cultura, ma “per tutti”, non solo per i “parrocchiani” e i “parenti stretti”!
    Ecco io vorrei ascoltare e leggere nuove letture di Fondi, che rompino definitivamente con questo andazzo generale fatto di soldi, droga, mazzette, speculazioni torbidi interessi, camorra, mafia : non siamo mai stati solo questo, non lo siamo oggi, e non sarà mai una categoria dentro cui farci rientrare tutti noi “plebei Fondani”!
    E chiudo questa mia lunga lettera, a cui spero vogliate dare, anche solo per cortesia, un’occhiata, dicendoVi che per quanto mi riguarda, se provo rabbia e dolore a vedere fondani soffrire per mano di altri fondani, in nome solo del “Dio soldo”, provo la stessa rabbia e lo stesso dolore a vedere fondani “colti ed impegnati” fare letteralmente e sistematicamente a pezzi la propria città a mezzo non di pallottole ma di comportamenti indegni, e pratiche infamanti….che offrono della realtà solo una “mezza verità”, e guarda caso proprio quella che il resto di questa provincia vuole vedersi rappresentare per tranquillizzarsi e sapere che il male è altrove, fuori dalle loro ordinate e civili città, fisicamente localizzato in un luogo ed in un popolo di cui si conoscono facce e coordinate geografiche, un popolo poi, quello fondano, che ha a suo carico anche evidenti “precedenti”, o sbaglio?
    E così finisce che a diventar rappresentativo delle difficoltà che la città e la sua cultura popolare millenaria, oggi come ieri, vivono nel tentativo di “narrarsi al mondo” per quel che realmente siamo e non per la loro “cartolina” o “foto segnaletica”, è un coro intonato da sempre dai plebei di questo paese, per rimarcare la loro “differenza” dal resto del mondo “normale”:
    “Funné è iu chiu beié paese dé iu munné”….siete lontani dai fatti e dalle persone, e ci state danneggiando. Da sponda altra
    Paolo di Cicco
    (plebeo comunista fondano)

  • Il “pezzo” è troppo intellettuale. E’ duro seguirlo, ma qualcosa ho capito al punto da obiettare che gli agganci per pubblicare, per promuovere, per restaurare io li noto in tanti compagni persi tra cene e cenette, discorsi e battute varie, mentre tanti quest’anno sono disoccupati o sottocupati o precari ormai a vita (lavoro nero legalizzato). Fondi è anche questa. E non solo Fondi. E tanta sinistra non vede, persa dietro ad un Consiglio che si consuma in uno scioglimento che non verrà.I fatti parlano da soli. Ma a tanti piace aspettare Godot.

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